Molto tempo fa, il mondo era abitato da creature straordinarie, tra cui i giganti, che dominavano le terre con la loro immensa forza. Accanto a loro vivevano esseri come i centauri, che proteggevano i boschi con saggezza, e gli elfi domestici, che un tempo vivevano liberi, non come servi, ma come esseri magici dotati di poteri e bellezza straordinaria.
Le guerre tra le tribù di giganti iniziarono per motivi territoriali, ma presto si trasformarono in una serie di conflitti devastanti che scossero il mondo. I giganti si divisero in fazioni, lottando per la supremazia. Le terre furono stravolte dalla loro violenza, con intere regioni ridotte in macerie.
Le altre creature del mondo, pur forti e sagge, non potevano fermare la furia dei giganti. Con il passare degli anni, però, i maghi, stanchi delle continue devastazioni, decisero di intraprendere una guerra di logoramento. Non si trattava di un conflitto di magia, ma di una lenta e costante resistenza. Con il tempo, i giganti furono spinti verso le montagne, lontano dalle terre fertili che un tempo avevano dominato.
La guerra tra i giganti giunse alla fine, ma la loro presenza nel mondo rimase, relegata ormai in luoghi remoti e inaccessibili, dove la loro storia sarebbe rimasta un ricordo lontano di un'epoca perduta.
La resistenza dei maghi contro i giganti divenne implacabile. I giganti, un tempo dominatori delle terre, si trovarono a fronteggiare una battaglia senza tregua. I maghi non si limitarono a combattimenti diretti, ma organizzarono vere e proprie spedizioni di caccia. Con l'ausilio di incantesimi e creature magiche, scovarono i giganti nelle valli e nelle montagne, abbattendo le loro roccaforti.
Le terre vennero scosse dalla violenza degli attacchi, con i maghi che utilizzavano pozioni paralizzanti e maledizioni devastanti. I giganti, pur possedendo una forza straordinaria, erano vulnerabili agli incantesimi più complessi, e la loro resistenza si ridusse sotto il peso dell'assalto.
Iniziarono a sparire dalle terre che avevano abitato per secoli, spinti in zone sempre più remote, finché non furono relegati a un'esistenza ai margini del mondo. Quasi completamente estinti, la memoria dei giganti divenne una leggenda.
La caccia si concluse con una vittoria schiacciante dei maghi, ma la terra era ormai segnata dalla violenza di quegli anni. Il ricordo dei giganti, un tempo indomabili, rimase nei cuori di pochi, mentre il mondo magico e babbano riprendeva il suo corso.
I giganti, ormai ridotti a poche tribù isolate tra le montagne, vivevano in una costante atmosfera di desolazione e sospetto, le loro leggende e i racconti di gloria dimenticati da tutti, tranne che da loro stessi. Questo popolo aveva assistito a secoli di guerre, persecuzioni e inganni da parte dei maghi, e ormai l’amarezza dominava ogni aspetto della loro vita. Ogni tribù cercava di sopravvivere in un mondo che non li voleva e dove l’ombra di un conflitto eterno non sembrava mai svanire.
Fu proprio in questo contesto che Fridwulfa nacque e crebbe, una gigante con caratteristiche molto diverse rispetto agli altri della sua specie. Aveva un'intelligenza vivace e curiosa, un’apertura verso il mondo che non si fermava alla brutalità, ma anzi la respingeva. Era affascinata dalle storie che aveva udito sugli uomini e sui maghi, e sentiva un impulso irrefrenabile a vedere e conoscere quella società da cui il suo popolo era stato per secoli respinto.
Fridwulfa, nonostante i sospetti e le derisioni della sua tribù, decise infine di abbandonare le montagne. Scese verso il mondo degli umani con la speranza di trovare qualcosa di diverso dalla guerra. Fu in uno di questi villaggi che incontrò il signor Hagrid, un uomo che, a differenza di tanti altri, la trattò con gentilezza e comprensione. Incantato da Fridwulfa e determinato a costruire una vita insieme, l'uomo creò una pozione speciale che permise loro di avere un figlio nonostante le loro differenze. Fu così che nacque Rubeus, un gigante a metà, un figlio del suo mondo e di quello dei maghi.
Tuttavia, la vita tra gli uomini non fu mai semplice per Fridwulfa. Gli abitanti dei villaggi la vedevano come una minaccia, un essere mostruoso e pericoloso, incapaci di riconoscere l’umanità e la dolcezza che si celavano nel suo cuore. Anche i pochi maghi che la conobbero non la consideravano altro che un’anomalia. Alla fine, il mondo umano che l’aveva attirata si dimostrò freddo e spietato. Disillusa e ferita da una società che non riusciva a vederla per ciò che realmente era, Fridwulfa decise di lasciare il suo compagno e il loro figlioletto, ritornando nella sua tribù.
Il suo ritorno fu tutt'altro che glorioso. I giganti, che non avevano mai guardato con favore il suo allontanamento, la considerarono una traditrice. Anche se non fu uccisa, la condannarono a una vita di servitù all’interno della tribù, costringendola a servire il capo. La sua fine fu amara, morendo come una schiava, nonostante avesse cercato di elevarsi al di sopra della violenza e della rabbia che dominavano la sua razza. Con lei si spense una delle ultime scintille di speranza e di intelligenza tra i giganti, un popolo ormai sull’orlo dell’estinzione.
In Fridwulfa si racchiude il paradosso e la tragedia dei giganti: creature potenti e temute, ma destinate a scomparire nell’oscurità per il peso delle loro guerre, dell’odio e dell’incomprensione.