Le montagne si stagliavano oscure sotto un cielo di mezzanotte, il vento sibilava tra gli alberi spogli, quasi come a sussurrare antiche maledizioni. Piton avvolse il mantello nero intorno alle spalle, inspirando profondamente per calmare il battito del cuore. Aveva ricevuto poche istruzioni: solo un luogo, una data e un’ora. E ora si trovava in quella radura isolata, dove nessuna luce di civiltà avrebbe mai osato raggiungere.
Di fronte a lui, una figura pallida e imponente si stagliò dalle ombre. Gli occhi di Voldemort brillavano di un rosso intenso, e Severus sentì una fitta di timore che gli attraversava la spina dorsale. Ma dietro quel timore c’era anche un’intensa ammirazione, un desiderio di appartenere a qualcosa di grande, di potente.
“Severus Piton.” La voce di Voldemort era vellutata, quasi suadente, ma nascondeva un veleno sottile, come il morso di un serpente pronto a colpire.
Piton si inchinò profondamente. “Mio Signore, è un onore... sono qui per servire la vostra causa.” Le parole gli uscirono tremanti, eppure piene di una determinazione incrollabile.
Voldemort inclinò leggermente il capo, osservandolo come se stesse valutando ogni centimetro del suo essere. “Ti sei mostrato promettente, Severus. Mi dicono che sei dotato nelle arti oscure, e hai un’intelligenza rara. Ma mi chiedo… sei davvero disposto a tutto per il potere? Sei pronto a rinunciare a ciò che ti è caro?”
Severus sentì il cuore stringersi, e un’immagine di Lily gli balenò davanti agli occhi, ma la scacciò con freddezza. “Sì, mio Signore. Sono pronto.”
Un sorriso freddo attraversò le labbra sottili di Voldemort. “Allora dimostralo. Qui, davanti a me, giura fedeltà alla causa, alla nostra missione di purificare questo mondo.”
Piton si inginocchiò, portando la bacchetta al petto. La sua voce era ferma, seppur venata da un leggero tremore. “Giuro sul mio sangue, mio Signore, di servirvi con lealtà, di seguire ogni vostro comando… e di non esitare davanti a nulla.”
Voldemort si avvicinò, sfiorandogli la testa con le dita gelide. “Bene, Severus. Leale, obbediente… ma ricorda: il potere non è un diritto, è una conquista. E chiunque cerchi di tradirmi, subirà il mio castigo.”
La figura di Voldemort si ritrasse lentamente, lasciando Severus nella penombra. “Ora va’, e preparati per il prossimo compito. Le prove non sono finite, mio giovane discepolo.”
Severus Piton camminava per le vie deserte del villaggio di Hogsmeade, diretto alla locanda Testa di Porco. L’aria era fredda e tagliente, ma il suo mantello nero lo proteggeva dalla rigida notte invernale. Era una serata come tante, almeno all'apparenza, ma una certa irrequietezza lo accompagnava. Sapeva di trovarsi lì per una ragione ben precisa, una missione che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.
Entrando nella locanda, notò subito l'atmosfera lugubre e fumosa. Pochi avventori sedevano ai tavoli, immersi nelle loro bevute e conversazioni appena sussurrate. Piton si diresse verso un angolo appartato, dove una figura avvolta in un mantello scuro lo attendeva.
"Severus," disse una voce familiare, rauca e tagliente.
Piton annuì e si sedette, osservando il suo interlocutore. Dopo un breve scambio di parole, la figura gli indicò una porta sul retro. "Silente è qui, con un’indovina. Parlano di qualcosa di importante. Forse dovresti ascoltare."
Non servivano altre istruzioni. Piton si alzò e, muovendosi con estrema cautela, si avvicinò alla porta. Appoggiando l’orecchio al legno freddo, riuscì a cogliere brandelli di una conversazione.
“…colui che ha il potere di sconfiggere il Signore Oscuro sta per nascere… nato da coloro che lo hanno sfidato per tre volte… nascerà alla fine del settimo mese…”
Le parole della profezia riecheggiarono nella mente di Piton come un fulmine a ciel sereno. Il suo cuore accelerò, e un gelo improvviso gli percorse la schiena. Sapeva cosa significavano quelle parole. Sapeva chi avrebbe voluto sentire quella profezia.
Ma prima che potesse ascoltare altro, la porta si aprì di scatto. Una figura alta e imponente apparve davanti a lui: Aberforth Silente, con lo sguardo severo e minaccioso.
"Fuori di qui!" ringhiò, afferrando Piton per il braccio e trascinandolo via senza troppi complimenti.
Piton si liberò dalla presa con uno strattone, ma non fece resistenza. Uscì in fretta dalla locanda, con la mente già proiettata al suo prossimo passo. Aveva sentito abbastanza, e sapeva che doveva riferire tutto al suo padrone.
La stanza era buia, illuminata solo da una fioca luce verde che emanava dal marchio serpentino incastonato sul trono di pietra. Voldemort era seduto, il volto pallido e il sorriso crudele che lo rendeva ancora più spettrale. Piton si inginocchiò davanti a lui, il cuore in tumulto, ma la voce ferma mentre riferiva ciò che aveva udito.
“Mio Signore, ho ascoltato una profezia. Parla di un bambino… nato alla fine di luglio, da genitori che vi hanno sfidato tre volte. Dice che avrà il potere di sconfiggervi.”
Voldemort rimase in silenzio per un istante, i suoi occhi rossi fissavano Severus come se cercassero di leggere ogni pensiero nascosto. Poi, con un movimento fluido e aggraziato, si alzò dal trono.
“Interessante… molto interessante,” sibilò, accarezzandosi il mento. “Questa profezia mi è utile, Severus. E il bambino… sarà eliminato.”
Piton sentì un gelo improvviso, ma non osò interrompere il suo padrone. Voldemort continuò, un sorriso gelido sul volto.
“Due famiglie corrispondono alla descrizione: i Potter e i Paciock. Ma penso di sapere chi sceglierò.”
Piton non ebbe bisogno di altre parole per capire. Il suo sangue si gelò.
“Vi prego, mio Signore,” disse, alzando lo sguardo. “Risparmiate la madre… Lily Potter. Lei non ha fatto nulla contro di voi. È… è una persona innocente.”
Gli occhi di Voldemort si strinsero in due fessure.
“Perché ti interessa, Severus? Una persona come te non dovrebbe farsi distrarre da tali… sentimenti inutili.”
“Lei è importante per me,” confessò Piton, la voce appena più forte di un sussurro. “Vi imploro, mio Signore. Uccidete chi volete, ma lasciate vivere lei.”
Voldemort lo osservò per un lungo momento, la sua espressione indecifrabile. Poi, con una risata fredda e crudele, tornò a sedersi sul trono.
“Vedremo, Severus. Ma ricorda: io non faccio promesse.”
Le parole colpirono Piton come una frustata. Capì, in quel momento, che la sua supplica era caduta su orecchie sorde. Eppure, non poteva fare altro che chinare il capo e giurare a se stesso che avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerla, anche a costo della sua stessa vita.
Le torce illuminavano con una luce fioca la stanza oscura, dove l'odore di muffa e polvere era soffocante. Severus Piton avanzava, con il volto nascosto in ombra, e il cuore che gli batteva forte nel petto. Non era il timore di morire a scuoterlo, ma la consapevolezza che ogni parola avrebbe determinato il suo destino. Dopo quattordici anni, il Signore Oscuro era tornato, e ora lo attendeva.
Voldemort era in piedi, il corpo rigido come una statua, avvolto da un’aura di potere gelido e malvagio. I suoi occhi rossi penetravano Severus con uno sguardo che sembrava poter sondare la sua anima. Dopo un lungo silenzio, il Signore Oscuro parlò, la voce che risuonava come un sibilo velenoso.
“Severus... il mio vecchio, fedele Severus. Ti eri dimenticato di me, forse? Credevi che non sarei mai tornato?”
Piton mantenne lo sguardo fisso su Voldemort, la voce calma e ferma. “No, mio Signore. Non ho mai dubitato del vostro ritorno. Ogni passo, ogni mio atto negli anni è stato per voi, per il giorno in cui sareste risorto, come profetizzato.”
Voldemort inclinò la testa, i suoi occhi sondavano il volto di Severus con diffidenza. “Eppure, in mia assenza, ti sei legato a Silente. Sei divenuto uno dei suoi docili servitori a Hogwarts, insegnando a marmocchi indisciplinati, inchinandoti ai suoi ordini. È questo il destino che avevo scelto per te?”
Severus si chinò in un inchino lento e profondo. “Mio Signore, ciò che ho fatto è stato per non destare sospetti. Dovevo mantenere la mia posizione, come mi avevate ordinato. Così, ho ottenuto la fiducia di Silente, ho sondato ogni suo piano, ogni suo movimento. Sono diventato il suo consigliere… tutto per voi.”
Voldemort ridacchiò, un suono crudele e strisciante che riempì la stanza. “Davvero? Eppure, non ti ho mai sentito invocare il mio nome, né cercare di ritrovarmi. Nemmeno quando i miei fedeli più leali si disperavano nella disperazione. Potresti esserti lasciato incantare dalle menzogne di Silente… o, peggio, aver tradito il mio nome.”
La presa di Voldemort sulla bacchetta si fece più stretta. Piton sentì un fremito percorrergli la spina dorsale, ma non distolse lo sguardo. “Mio Signore, se avessi abbandonato la vostra causa, perché mai sarei qui oggi? Silente mi ritiene uno dei suoi… e così mi permette di entrare nelle sue grazie. Posso giungere dove nessun altro potrebbe, ottenere informazioni che nessun altro oserebbe condividere.”
Gli occhi di Voldemort si strinsero, come un serpente che analizza la preda prima di colpire. “E così, il vecchio Silente si fida di te completamente?”
Severus annuì, trattenendo il respiro. “Completamente. Mi ritiene uno dei suoi più fedeli alleati. Crede che io disprezzi ogni forma di violenza, che non proverei mai le vie delle Arti Oscure. Ho giocato il ruolo di uno studioso pacato e sottomesso, come lui desidera. Ma sotto questa maschera, ho sempre tenuto fede alla promessa di servirvi.”
Voldemort lo fissò intensamente, scrutando ogni espressione, ogni sfumatura. Piton non si mosse, consapevole che un solo accenno di paura o debolezza avrebbe decretato la sua fine. Il Signore Oscuro non era facilmente ingannabile: possedeva un sesto senso per la menzogna, per il minimo segnale di insubordinazione.
Dopo un lungo e angosciante silenzio, Voldemort abbassò la bacchetta, un sorriso freddo deformava le sue labbra sottili. “Molto bene, Severus. Per il momento, ti credo. Ma ricorda: un solo errore, una sola traccia di slealtà, e sarà la tua fine. Ora, dimostrami la tua fedeltà. Trova quel ragazzo... Harry Potter. Tienilo d’occhio, studia ogni suo movimento e, quando sarà il momento, sarà mia preda.”
Piton si inchinò di nuovo, nascondendo la sua rabbia e il disprezzo che montavano dentro di lui. “Farò tutto ciò che è in mio potere, mio Signore. Mi assicurerò che non possa sfuggire alla vostra volontà.”
Voldemort annuì, e poi lo congedò con un gesto sprezzante della mano. “Vai, Severus. Servimi con la stessa fedeltà di un tempo. Ma sappi che ti sto osservando... sempre.”
Piton si allontanò lentamente, e solo una volta fuori, lontano dallo sguardo penetrante del Signore Oscuro, lasciò che una singola, quasi impercettibile, espressione di disgusto gli attraversasse il volto. Aveva giurato fedeltà a Silente, e fino alla fine avrebbe mantenuto la sua promessa. Ma per sopravvivere e adempiere al suo compito, avrebbe dovuto essere più furbo del diavolo stesso.