Era una notte silenziosa e fredda a Hogwarts. Il castello, che di giorno risuonava di voci e risate, era ora immerso nel buio, con solo il rumore del vento a scuotere le alte torri. Nei sotterranei, un giovane Tom Riddle si aggirava furtivamente tra le ombre, diretto verso un angolo dimenticato della scuola. Era un luogo che pochi conoscevano, un piccolo studio nascosto dietro una parete che sembrava essere sempre stata lì, mai notata. Ma lui lo aveva trovato, come aveva trovato tutto ciò che voleva. Non c’era angolo della scuola che gli fosse sconosciuto, e non c’era arte oscura che non volesse imparare.
Quella sera, aveva deciso di testare una magia che lo affascinava da tempo, una magia che nessuno avrebbe mai osato praticare. Il suo corpo si muoveva con la grazia di un serpente, le mani precise e ferme come quelle di un esperto alchimista. Davanti a lui, il muro bianco si ergeva come una tela perfetta. L’aveva scelto perché immacolato, libero da segni, e pronto a prendere vita sotto la sua volontà. Lì, avrebbe dato forma alla sua prima prova del potere oscuro che stava cercando di ottenere. La magia scivolò dalle sue dita come un fiume invisibile, creando simboli, disegni, ombre che danzavano sulla superficie liscia del muro. Ogni tratto era perfetto, ogni incanto un passo più vicino alla perfezione.
Ma mentre il giovane Riddle incantava, la porta dello studio si aprì senza un suono. Un'ombra alta si stagliò sulla soglia, una figura che Tom non si era aspettato. La luce tremolante della candela lo illuminò appena, ma il giovane mago sentì subito un freddo profondo che gli corse lungo la schiena. Quell’uomo, seppur silenzioso, emanava una potenza così palpabile che l’aria sembrò assottigliarsi intorno a lui.
"Riddle," la voce di Silente, calma e ferma, ruppe il silenzio, "cosa stai facendo?"
Tom si voltò di scatto, gli occhi gelidi come il ghiaccio. Si preparò a rispondere con l'arroganza che sempre lo accompagnava, ma qualcosa nel tono di Silente lo fece esitare. Non era un semplice rimprovero. C'era qualcosa di più, qualcosa che il ragazzo non riusciva a cogliere subito, ma che lo turbava profondamente.
"Stavo solo... studiando," rispose con voce controllata, ma non riuscì a nascondere la tensione che ormai gli segnava il viso.
Silente lo guardò con uno sguardo che sembrava penetrare ogni parte della sua anima. "Studiare?" ripeté. "Questo non è studio, Tom. Questa è magia oscura. E tu, come sempre, pensi che nulla ti possa fermare, vero?"
Tom provò a reagire, ma qualcosa nel suo petto si bloccò. La figura davanti a lui, pur immobile, sembrava emanare una forza irresistibile. Silente avanzò di un passo, e Tom avvertì un'ondata di potenza che lo fece indietreggiare. Non era un potere che veniva da una bacchetta. No. Era un'energia primordiale, come se l'intero castello fosse stato messo sotto il giogo di quella presenza. Silente non aveva bisogno di alcuna magia per dominare l'ambiente. E questo, per Tom, era qualcosa che non aveva mai sperimentato.
"Non sono come te, Tom," disse Silente, la sua voce ora più intensa, ma sempre pacata. "Non sono come quelli che usano la magia per dominarla. Io... io sono il mago che ha scelto di essere il custode della verità. La tua verità non è questa."
Tom non osava rispondere, ma il suo corpo tremava, non per paura, ma per un'energia che non riusciva a controllare. Il muro bianco di fronte a lui sembrava improvvisamente un’opera d’arte tremante, come se stesse diventando viva sotto il potere di Silente. L’incanto che aveva tracciato sul muro si dissolse in un attimo, come se l’aria stessa lo stesse respingendo.
"Non capisci, vero?" Silente continuò, avvicinandosi ancora di più. "Questo tipo di magia non ti porterà a nulla. Può solo distruggere. E tu, Tom, non capisci quanto pericoloso possa essere giocare con forze che non si controllano."
Tom non riusciva più a parlare. Il potere che Silente emetteva era come una morsa sul suo cuore. Ogni parola che pronunciava sembrava schiacciare le sue ossa. Eppure, nonostante la paura che cominciava a serpeggiare nel suo spirito, il giovane Riddle sentiva una strana ammirazione. Non per la figura davanti a lui, ma per ciò che rappresentava. Silente era tutto ciò che Tom voleva diventare, ma in un modo che lo terrorizzava.
Con un gesto della mano, Silente fece sparire l’ombra oscura che aveva avvolto il muro. Riddle, come se svegliato da un sogno, abbassò lo sguardo. I segni che aveva tracciato erano spariti, ma non il sentimento di potere che aveva provato.
"Non ti preoccupare, Tom," disse Silente, allontanandosi. "La tua strada è ancora davanti a te. E un giorno, ci scontreremo. Ma ricorda, la paura che provi ora è il primo passo per diventare ciò che temi."
Con quel detto, Silente sparì nell'oscurità, lasciando dietro di sé una scia di potere che Tom non riusciva a ignorare.
Riddle, solo nel freddo silenzio della stanza, si avvicinò al muro e, con mano tremante, tracciò un nuovo simbolo. Questa volta, il segno era perfetto. Il marchio nero. Ma, come sempre, lo cancellò subito dopo, un segno di quanto fosse incerto, di quanto fosse ancora troppo giovane e immaturo per confrontarsi con ciò che davvero temeva.
Ma lo sapeva, ormai. Silente non era solo un mago potente. Era il custode di qualcosa che nemmeno lui riusciva a comprendere del tutto. E quella paura, quel brivido che gli aveva percorso la schiena, non lo avrebbe mai lasciato.
Il destino di Tom Riddle era ormai segnato.