In una scena tenebrosa e carica di tensione, Frank e Alice Paciock si trovavano davanti ai cancelli di Azkaban, il loro volto segnato dalla stanchezza. Il prigioniero che stavano trasportando, un mago oscuro catturato dopo settimane di caccia, li osservava con uno sguardo di odio e disperazione, incatenato e senza possibilità di fuga. Ma proprio mentre avanzavano verso la prigione, una figura si stagliò improvvisamente di fronte a loro, avvolta in un mantello scuro. La nebbia intorno a Voldemort sembrava danzare e pulsare al ritmo del suo respiro, conferendo alla scena un'aura sinistra e spettrale.
Voldemort sorrise, un sorriso privo di calore, freddo come il ghiaccio:
"Frank, Alice… devo ammettere che non siete facili da sorprendere. Ma sono lieto che siate qui, così potremo discutere senza fretta." Alice si irrigidì, stringendo la bacchetta fino a sbiancarsi le nocche. Fece un cenno a Frank, il quale capì subito che dovevano mantenere la calma. Ma il suo sguardo era puntato su Voldemort con una determinazione risoluta.
"Voldemort…" rispose Frank con un tono basso, misurato, "non ci sono discussioni da fare tra noi. Sappiamo chi sei, e sappiamo cosa rappresenti."
Il sorriso di Voldemort si allargò, riempiendo l'aria di un senso di minaccia palpabile.
"Sapete chi sono? No, non lo sapete davvero. Non ancora, almeno. Ma potrei mostrarvelo. Il mio potere potrebbe essere il vostro, potremmo costruire un mondo nuovo. Unitevi a me. Non è una richiesta. È un'opportunità."
Alice scosse la testa, la paura nei suoi occhi nascosta sotto una maschera di coraggio, ma Voldemort poteva percepire ogni briciolo del loro terrore.
"Noi… noi non saremo mai come te. Mai."
Voldemort inclinò leggermente la testa, il disprezzo dipinto sul volto, e avanzò di un passo, rendendo ancora più evidente la sua figura minacciosa.
"La fedeltà a una causa perdente… il vostro stesso figlio potrebbe non sopravvivere alla guerra che inevitabilmente verrà. Se vi unite a me, potrei risparmiarlo."
Frank serrò i denti, ogni parola di Voldemort era una lama che affondava nelle sue paure più oscure, ma non si sarebbe mai lasciato piegare.
"Io non mi piego ai tiranni, e di certo non consegnerò il mio bambino a un mostro."
Un lampo di rabbia attraversò gli occhi di Voldemort. Con un rapido movimento della bacchetta, scagliò una maledizione contro di loro, che i due riuscirono a evitare per un soffio. In un attimo, il silenzio si infranse, e la quiete della prigione venne spezzata dal suono violento e caotico di incantesimi lanciati a ritmo incessante.
Alice e Frank combattevano con una disperazione e una forza che solo il terrore per il destino di loro figlio poteva dare. I loro incantesimi fendettero l'aria come frecce, ma Voldemort rispondeva con una calma glaciale, schivando e contrattaccando, come se tutto fosse un macabro gioco.
"Alice!" gridò Frank mentre schivava un Avada Kedavra, scagliato con precisione mortale. Alice, col cuore martellante, capì subito il piano: dovevano allontanarsi, distrarre Voldemort per avere una speranza di sopravvivere.
Con un ultimo colpo di bacchetta, i due coniugi crearono una cortina di fumo denso che avvolse l'area, confondendo la vista di Voldemort. Senza attendere oltre, si ritirarono velocemente nel buio, i loro respiri affannosi e la paura per quello che sarebbe potuto accadere se fossero stati catturati pulsanti nelle vene.
Quando il fumo si dissolse, Voldemort rimase solo, il suo sguardo incupito, ma con un piccolo, macabro sorriso. "Potete scappare adesso," sussurrò al vento, "ma non potrete fuggire per sempre."
I due avevano trionfato per quella notte, ma il prezzo era inciso nel loro cuore: sapevano che Voldemort non avrebbe dimenticato.
In un ufficio immerso in un’atmosfera di antico splendore, la luce calda e tremolante delle candele danza sulle pareti, rivelando file di libri antichi disposti su scaffali intagliati con dettagli minuziosi. Ritratti di maghi e streghe del passato osservano dalla penombra, immobili e vigili. La scrivania è ingombra di strumenti magici dalle forme più strane, oggetti che sembrano avere vita propria e che si muovono impercettibilmente, scintillando di una luce quasi aliena. Al centro dell’ufficio, un maestoso Fawkes, la fenice di Albus Silente, è appollaiato su un alto trespolo, guardando gli ospiti con occhi intensi e saggi.
Albus Silente, imponente nella sua lunga veste dai toni profondi, siede dietro la scrivania con un’aria gentile e benevola, ma la potenza che emana è evidente anche nei suoi gesti misurati e nel tono pacato della sua voce. Ogni parola trasmette una calma ferrea e un'autorità intrinseca che riempie la stanza. Frank e Alice Paciock sono seduti di fronte a lui, le spalle leggermente contratte e le mani che si stringono nervosamente. Nonostante il rispetto che nutrono per il preside di Hogwarts, l’incertezza e il timore si leggono nei loro occhi.
"Frank, Alice," inizia Silente, la sua voce profonda e rassicurante, "sono certo che siete a conoscenza degli ultimi sviluppi." Fa una pausa, lasciando che il peso delle sue parole cali su di loro. "Questa notte, il Signore Oscuro ha cercato di annientare un bambino, e nel tentativo ha perso i suoi poteri. Tuttavia, non dobbiamo lasciarci ingannare dall'apparente calma che sembra seguirlo."
Gli occhi di Alice si spostano ansiosi da Silente a suo marito. Frank la stringe leggermente per rassicurarla, ma anche lui ha lo sguardo preoccupato. "Quindi... davvero è finita?" chiede, la sua voce carica di un’ansia sottile.
Silente scuote lentamente la testa, mantenendo un sorriso gentile, seppur malinconico. "Non possiamo esserne certi. La magia che ha legato Tom Riddle a questa terra è oscura e potente. Anche se non è più tra noi, i suoi seguaci, i Mangiamorte, rimangono liberi, desiderosi di trovare il loro padrone e riportarlo alla gloria."
Alice si morde le labbra, la paura chiara nei suoi occhi. "Cosa dovremmo fare, Albus? Se... se Tom non è veramente morto... nostro figlio potrebbe essere in pericolo?"
Silente si prende un momento per riflettere, con uno sguardo pieno di compassione rivolto verso i due. "Era destino che fosse Harry Potter a portare questo peso," mormora, la sua voce così dolce e piena di empatia da sembrare quasi un sussurro. "Eppure, Frank e Alice, anche voi siete genitori di un bambino nato alla fine di luglio, e Voldemort avrebbe potuto scegliere lui come suo rivale. Ma non lo ha fatto."
Un silenzio carico di tensione scende nella stanza, e Frank inspira profondamente, stringendo il pugno. "Albus, dobbiamo fare di tutto per proteggere il nostro Neville. Non possiamo permettere che... che questo oscuro presagio ci tocchi."
Silente annuisce, la sua espressione serena ma determinata. "Comprendo, Frank. È per questo che vi ho convocati. Dovete restare vigili e pronti a combattere. Voldemort potrebbe non essere tra noi ora, ma i suoi seguaci sono là fuori, privi della sua guida, ma non della sua ferocia. E nel giorno in cui tornerà, dovremo essere pronti a opporci, perché lui tenterà di riconquistare ciò che è stato perduto."
Alice annuisce lentamente, il suo sguardo determinato ma tinto di un dolore inespresso. "Noi faremo la nostra parte, Albus. Difenderemo Neville e combatteremo fino alla fine, se sarà necessario."
Silente li osserva, una luce di approvazione nei suoi occhi azzurri, scintillanti come il cielo invernale. "Vi conosco, e so che avete un coraggio fuori dal comune," afferma. "In voi, non vedo solo guerrieri, ma anche eroi che ispireranno le future generazioni."
Frank e Alice Paciock si trovavano in una stanza oscura e umida, le mani legate dietro la schiena. La luce delle torce vacillava sulle pareti di pietra, gettando ombre inquietanti che sembravano danzare attorno a loro. La coppia sapeva che non ci sarebbe stata pietà dai loro carcerieri: Bellatrix Lestrange, Rodolphous Lestrange e Barty Crouch Jr. Bellatrix avanzò lentamente verso di loro, il suo sorriso distorto da un misto di rabbia e folle determinazione. “Dove si trova il nostro Signore?” chiese, il tono freddo come il ghiaccio.
Frank, nonostante il suo stato, alzò il mento, rispondendo con voce ferma: “Non sappiamo nulla. Non lo serviamo e mai lo faremo.”
Le parole di Frank provocarono una risata isterica da parte di Bellatrix. “Ah, così coraggiosi, i piccoli eroi del Ministero! Ma il vostro coraggio non vi servirà. Non potete nascondermi nulla.”
Alice, accanto a lui, lanciò uno sguardo di sfida. “Tu sei solo un’ombra di ciò che credi di rappresentare. Voldemort è caduto, e con lui la tua arroganza.”
Bellatrix si fermò, gli occhi lampeggianti di rabbia. “Come osi pronunciare il nome del nostro Signore Oscuro con tanta leggerezza?” Esitò per un momento, poi continuò con un tono più tagliente. “Tu credi davvero che la sua sconfitta sia permanente? Oh, sciocca! Il Signore Oscuro tornerà, e quando lo farà, voi e tutti i vostri cari pagherete il prezzo della vostra resistenza.”
Rodolphous si avvicinò ad Alice, il volto privo di emozione. “Non ci interessa il tuo coraggio,” disse con freddezza. “Parla. Puoi ancora evitare il peggio per la tua famiglia.”
Alice scosse la testa, il disprezzo evidente nei suoi occhi. “Non abbiamo paura di voi. Siamo più forti di quanto pensiate.”
Barty Crouch Jr., che osservava in silenzio, si fece avanti. “State solo sprecando tempo,” disse, guardando Bellatrix. “Non parleranno. Sono troppo stupidi o troppo leali.”
Bellatrix si voltò verso di lui, il suo sorriso folle tornato sul volto. “Oh, parleranno,” disse con un sussurro glaciale. “Non c’è volontà che non possa essere piegata. Basta trovare il punto giusto.”
Le ore passarono, e la stanza si riempì di tensione. Bellatrix e i suoi complici non si fermarono nella loro ricerca di informazioni, usando ogni mezzo per spezzare la resistenza di Frank e Alice.
Alla fine, quando Bellatrix si alzò per l’ultima volta, qualcosa negli occhi dei due Paciock era cambiato. La loro forza, che li aveva sostenuti fino a quel momento, sembrava essere stata frantumata. I loro sguardi erano vuoti, incapaci di concentrarsi. Le menti un tempo brillanti e coraggiose di Frank e Alice erano andate in frantumi, lasciandoli in un silenzio disperato.
Bellatrix li osservò con un sorriso trionfante. “Ecco cosa succede a chi sfida il Signore Oscuro,” disse con tono glaciale. “Non avete parlato, ma non importa. Il vostro silenzio non vi ha salvati.”
Mentre i tre Mangiamorte lasciavano la stanza, le risate folli di Bellatrix riecheggiarono nelle mura di pietra. Frank e Alice rimasero lì, soli, i loro corpi presenti ma le loro anime ormai spezzate. Anche nella loro devastazione, un ultimo bagliore di speranza brillò nel cuore di Alice, che mormorò debolmente: “Neville... sii forte.”
Fu l’ultima parola che pronunciò con lucidità.