Luna Lovegood camminava lentamente lungo il corridoio di Hogwarts, il suo passo leggero e rilassato, come se tutto intorno a lei fosse solo un sogno. Le sue scarpe di cuoio consumate facevano un rumore quasi impercettibile sul pavimento di pietra, mentre la sua borsa di tela, piena di strani oggetti che nessun altro sembrava notare, penzolava leggera accanto al fianco. I capelli biondi, sempre un po' disordinati, cadevano a cascata sulle spalle, e gli occhi azzurri, grandi e intensi, sembravano cercare qualcosa di nascosto nei dettagli più piccoli.
Era un’altra mattina come tante, ma quella in particolare sarebbe stata diversa. Luna aveva già sentito i bisbigli dietro di lei, le risate soffocate che si mescolavano ai rumori dei corridoi affollati di studenti. La parola che le veniva sussurrata alle spalle era sempre la stessa, "lunatica". Eppure Luna non ci faceva molto caso. Non più, almeno. Non da quando aveva imparato a vedere la bellezza anche nei luoghi più bui e silenziosi, come quando guardava il cielo e vedeva creature che nessun altro riusciva a scorgere.
Si fermò davanti a una finestra, guardando fuori. Il vento spingeva le nuvole veloci attraverso il cielo e il suono della pioggia che batteva sui vetri la faceva sentire come se fosse parte di un paesaggio che solo lei poteva comprendere. Spesso i compagni di scuola la prendevano in giro per il suo modo di parlare di creature invisibili o di visioni che sembravano così lontane dalla realtà. Ma Luna non era come gli altri. E, in fondo, non voleva esserlo.
Quella mattina, come ogni mattina, i suoi pensieri si persero in una riflessione su cosa stesse accadendo al mondo. Lo faceva spesso, eppure ogni volta le sembrava che non ci fosse risposta. Non c’era mai stato un momento in cui si fosse sentita completamente a suo agio, un luogo in cui le sue stranezze fossero state accolte con gentilezza. Ogni tanto si chiedeva se fosse stata davvero fatta per vivere in quel mondo.
Mentre si avvicinava alla Sala Grande per la colazione, sentì una voce dietro di lei. Non era un sussurro di ammirazione, ma piuttosto uno di derisione.
“Guarda la lunatica,” disse una voce, seguita da una risata che si alzò nel corridoio.
Luna non si voltò. Non più. Con il passare degli anni, aveva imparato che nulla di tutto ciò la poteva toccare. La durezza nelle parole degli altri non faceva altro che scivolare via come acqua su una pietra. "Lunatica" era un termine che le veniva affibbiato senza mai una vera spiegazione, ma Luna non aveva bisogno di spiegazioni. Aveva imparato a sopravvivere senza. Aveva imparato che il mondo era più grande di Hogwarts e che, probabilmente, gli altri non riuscivano nemmeno a capire quanto fosse grande l'universo che lei portava dentro.
Un altro gruppo di ragazzi passò vicino a lei, facendole una risatina ancora più forte, ma Luna li ignorò con grazia. Non se ne accorgeva nemmeno del loro disprezzo, non si fermava a chiedersi perché. Era troppo occupata a cercare una nuova strana creatura da aggiungere alla sua collezione immaginaria. Era sicura che, in quel momento, un bizzarra creatura invisibile fosse in grado di nascondersi nel corridoio, pronto a sorprenderla.
Si sedette al tavolo di Corvonero, dove si fece strada tra le voci dei suoi compagni di classe, ma senza mai dire una parola. Oggi c'era una sensazione strana nell’aria. Si sentiva come se una nuova avventura stesse per cominciare, e lei sarebbe stata l'unica a saperlo. La sua borsa si aprì da sola, rivelando una serie di oggetti misteriosi: piccole piume che brillavano in modo innaturale, una conchiglia che si muoveva appena, e una pietra che sembrava avere la forma di una stella. Qualcuno la guardò incuriosito, ma non osò avvicinarsi.
Ginny Weasley, che arrivò dal tavolo di Grifondoro, sorrise. “Luna, hai trovato qualcosa di interessante oggi?” chiese, con un tono dolce, che riusciva sempre a tirarla fuori dalla sua solitudine.
Luna sorrise, guardando i suoi occhi azzurri brillare di un’intelligenza che nessun altro sembrava riconoscere. “Oh sì,” rispose Luna, “credo di aver trovato qualcosa che nessuno mai vedrà. Ma è solo una sensazione… nulla di concreto.” Poi, come se avesse detto la cosa più normale del mondo, continuò a mangiare, ignorando lo sguardo curioso di Ginny.
Ginny sapeva bene cosa significava vivere ai margini. E, proprio per questo, cercava di stare accanto a Luna, sempre con quel sorriso rassicurante che non giudicava. “Mi piace quando parli così, Luna. È come se vedessi cose che noi non possiamo nemmeno immaginare.”
Luna la guardò con una sincerità che solo lei possedeva. “Forse è perché il mondo è più grande di quanto possiamo comprendere. Forse la verità è solo un sogno che non tutti sanno come inseguire.”
Quella frase non aveva bisogno di spiegazioni. Luna, la ragazza che veniva chiamata "lunatica", aveva capito qualcosa che nessuno altro riusciva a vedere: che la sua visione del mondo non era un limite, ma una ricchezza. Gli altri avevano paura di ciò che non capivano, ma Luna non era mai stata spaventata dalle cose che sfuggivano alla loro logica.
La sua magia era diversa da quella degli altri. Non era fatta di incantesimi complicati o formule antiche. La sua magia era fatta di semplicità. Era fatta di cose che non avevano bisogno di essere comprese per essere amate. Era fatta di creature fantastiche, di sogni impossibili e di una forza che non si piegava mai. La magia di Luna Lovegood era quella che sfidava ogni aspettativa, quella che creava un mondo tutto suo, un mondo che nessuno mai avrebbe potuto toccare.
Luna sorrise tra sé e sé, mentre osservava gli altri che continuavano a fare battute su di lei. Li sentiva lontani, come se fossero solo rumori di fondo. Perché, in fondo, lei era più libera di tutti. Ed era questo il segreto che nessuno avrebbe mai capito.