Le terre d'Oriente erano lontane dalle mura di Hogwarts, ma per Priscilla Corvonero, la giovane e acuta fondatrice della casa che avrebbe portato il suo nome, il viaggio aveva un obiettivo ben preciso: ricevere un diadema magico e potente da parte dei goblin, una creazione rara, straordinaria, che avrebbe rappresentato non solo il simbolo della sua casa, ma anche il potere della conoscenza. Un potere che, come lei stessa sapeva, non poteva essere mai messo in discussione.
Il diadema, forgiato nella profondità delle miniere oscure, racchiudeva in sé il potere della saggezza, ma anche una componente misteriosa, antica e quasi pericolosa. Priscilla sapeva bene che non sarebbe stata la sola a desiderare un simile artefatto. Tuttavia, la sua mente straordinaria non temeva il pericolo; al contrario, lo sfidava con una calma glaciale. Nella solitudine del suo cammino verso casa, con il diadema stretto sotto il mantello, si ritrovò in una zona remota e desolata, dove le terre sembravano diventare più cupe e oscure a ogni passo.
Fu lì, tra le rovine di un antico tempio, che la incontrò.
Una forza oscura, imponente e maligna, sembrò prendere forma dalla nebbia stessa. Si manifestò davanti a Priscilla come una figura di pura oscurità, senza forma definita, ma con una presenza talmente potente da far vacillare l'aria attorno a lei. Un'entità che si nutriva della paura, dell'avidità e del desiderio di potere. Un essere che cercava di dominare ogni cosa, ma che trovò qualcosa che non aveva mai incontrato prima: una mente in grado di soppesare il male e la luce con uguale distacco, capace di comprenderli entrambi senza esserne consumata.
"Tu non hai paura, Priscilla Corvonero," sussurrò l'entità, la voce un eco inquietante che riempiva l'aria. "Tu non sei come gli altri."
Priscilla, con il diadema che brillava sotto il suo mantello, guardò l'entità con occhi gelidi e curiosi, senza esprimere né sorpresa né paura. Il suo sorriso era sottile, ma il suo spirito era incrollabile.
"No," rispose con voce calma, quasi senza enfasi. "Io non temo te, né ciò che rappresenti. Tu, che credi di essere il signore dell'oscurità, non comprendi che io non sono né della luce, né delle tenebre. Io sono solo la mente che contempla entrambe."
L'entità emise un suono di terrore, un rumore che si mescolava al vento che soffiava tra le rovine. Tentò di avvicinarsi, ma si fermò improvvisamente, come se fosse stata respinta da una forza invisibile. E in quel momento, Priscilla capì la verità: non era il potere benevolo a fermare quella forza, ma la sua stessa mente, il suo intelletto smisurato che non si lasciava corrompere né da una visione puramente maligna né da un'ideale di bene assoluto.
L'entità, riconoscendo l'impossibilità di corrompere Priscilla, svanì nel nulla, sparendo come un'ombra che teme la luce. L'aria tornò a essere silenziosa e vuota, ma dentro di sé, Priscilla sentiva un cambiamento, qualcosa che la rendeva ancora più consapevole del suo potere. Non solo per la saggezza, ma per la capacità di comprendere le forze che governano il mondo, sia quelle oscure che quelle luminose.
"Voi, spiriti malvagi, siete troppo deboli per capire," disse a bassa voce, come se parlasse più a sé stessa che alla vuota immensità intorno a lei. "L'ingegno è l'unico vero potere. E chi lo possiede, domina anche la luce e le tenebre."
Quella notte, sotto il cielo stellato, Priscilla Corvonero, consapevole della sua straordinaria forza mentale, non solo compì il viaggio che l'avrebbe portata a diventare una delle fondatrici di Hogwarts, ma si confrontò con le forze più oscure e usò la sua mente per respingerle. Non si piegò né al bene né al male, ma rimase un passo oltre, nel regno di chi ha il potere di scegliere senza essere scelto.
E così, con un sorriso malizioso sulle labbra e il diadema che brillava come il simbolo della sua infinita saggezza, Priscilla Corvonero tornò verso il futuro che l'attendeva, dove avrebbe insegnato ai suoi studenti non solo a capire, ma a dominare la conoscenza e il potere che essa porta con sé.